Pietre di Toscana
Giorgio Colli
È rimasto qualcosa nelle pietre di Toscana che non vuol morire, mentre tutto decade. Persino le lastre rettangolari, a spina di pesce, che pavimentano le vie, hanno conservato la loro familiarità, levigate e consunte dallo scalpiccìo secolare, rilucenti sotto la pioggia nelle lunghe notti di guerra, al chiarore azzurrato dei fanali. L'asfalto delle grandi città ha subìto la desolazione di questi anni, ma il lastricato toscano ispira ancora fiducia, come per il mantenersi di un valore inspiegabile. Quanto rimane al fondo dell'animo, resistente al riflusso delle tragedie, non ancora spazzato dalle rovine che stanno attorno e dalla follia degli avvenimenti e dei rapporti umani, si aggrappa a queste pietre, ai mattoni delle trifore medioevali, ai marmi bianchi e neri delle chiese. Forse sono proprio le rovine, le costruzioni frantumate nel caos, a fare sentire più profondamente l'architettura, cioè l'antitesi di tutto ciò, l'armonia che persiste. Le chiese si sono quasi tutte salvate. Qua e là il marmo ingiallito dal tempo si mostra più bianco, scheggiato dai proiettili di artiglieria: non sono bastati questi ad intaccare la solidità degli antichi edifici, e a deturparne le linee. Un sentimento di consolazione sorge nel vedere questa materia che permane nella sua posizione secolare, nel ritrovare in queste vie strette, che s'incurvano ancor sempre nel modo antico, una difesa dalla dispersione generale. I palazzi dalle pesanti inferriate e dalle finestre arcuate ed altissime continuano a sussistere, grigi e rossastri, pur con le cornici dei tetti qua e là sbrecciate dalle bombe incendiarie: in una esistenza di secoli hanno già vissuto molte vicende terribili, forse peggiori di quelle odierne, e la loro armonia non si è rattristata. La loro solidità non si attenua, vivendo vicino a loro si può non cedere alla stanchezza ed all'offuscamento dei valori.
Il particolarismo delle città toscane spiega in parte questa immutabilità, questa fiducia nella vita sorgente da tali vecchie cose. La gente qui non si fa stordire da quanto avviene nel mondo, rifiuta di ritenere veramente vitale ciò che si svolge al di là dei confini della città, e senza saperlo si crea le condizioni per un'esistenza più sopportabile.
Le stazioni ferroviarie sono muri anneriti, le locomotive sono sventrate e i vagoni bruciati, le comunicazioni rade e difficili, ma tutto ciò non è essenziale, e quello che dà interesse alla vita può svolgersi anche senza comunicazioni. Chi viaggia in questi mesi attraverso la Toscana non vede che desolazioni, chi si ferma a lungo cambia idea. Non già che i suoi abitanti vivano in una sfera più elevata o più nobile degli altri mortali: le loro aspirazioni sono anzi quanto mai meschine, con il pregio per altro di essere sempre le stesse.
La guerra è stata un episodio, vistoso sin che si vuole, che non è valso a modificare la sostanza. Il tempo, in questa terra di antica storia, sembra non avere mai un peso eccessivo. E così uomini e cose collaborano a mantenere qualcosa di vivo che ognuno può prendere alla sua maniera, riempire del contenuto che crede opportuno, qualcosa rappresentante comunque una tavola di salvezza. Da molti si osserva in questi tempi calamitosi come si affievolisca l'interesse per la poesia, la musica, per tutte le cose belle. Si è che le opere non bastano a sollevare, quando l'animo che dovrebbe essere sollevato sia inaridito e vuoto.
Un elemento umano, psicologico, deve sempre appoggiare la bellezza, perchè questa sia sentita come tale. Forse la Toscana, e così i paesi e le città che si trovano in queste condizioni di particolarismo e di inalterabilità, può indicare una risoluzione degli affanni del momento, una via per superare i problemi ritenuti, può darsi a torto, essenziali. Pietre, antichi mattoni, marmi toscani sono costruzioni vere, che sembrano oggi sorridere e vantarsi di aver resistito alle distruzioni estreme, mantenendo non solo l'incolumità materiale, ma altresì, cosa preziosissima e ormai rara, la giocondità interiore della vita. Alte facciate di chiese, bianche o policrome, elevantisi contro il cielo mediterraneo, riflettono la luce abbacinante del tardo mattino, e danno freschezza, una freschezza ancora autentica.
Archivio Giorgio Colli, Firenze.