Ricordo di Giorgio Colli
Anna Maria Musso-Colli
Il testo di Anna Maria Musso-Colli è tratto da: "Saggi su Nietzsche", a cura di G. Penzo, La Morcelliana, 1980.
Giorgio Colli nacque a Torino il 16 gennaio 1917 e morì il 6 gennaio 1979 a San Domenico di Fiesole sulla collina di Firenze. Fu uomo di cultura ed è ricordato soprattutto come l'ideatore e il realizzatore assieme a Mazzino Montinari a Weimar delle Opere complete di Federico Nietzsche. In realtà egli si considerava un filosofo.
Quando era studente di liceo, all'incirca verso i diciotto anni si ammalò di una malattia non grave, ma prolungata, che richiese una lunga convalescenza. Fu allora, durante quella lunga convalescenza solitaria, che per la prima volta sentì in modo violento dentro di sé qualcosa di assolutamente nuovo e vide le cose nella loro essenza. "Un giorno, appena guarito, passeggiavo da solo per i viali di Torino sotto quei magnifici alberi coperti di foglioline tenere e trasparenti poiché era primavera. Ad un tratto ebbi come una folgorazione, mi fermai e a voce alta dissi a me stesso: Ma io sono un filosofo!".
Senza indugio, con entusiasmo, con quell'entusiasmo che era parte della sua natura e che conservò per tutta la vita, si diede allora alla scoperta dei filosofi e, poiché aveva la convinzione che per capire la filosofia bisogna leggere direttamente i testi nella loro lingua originale, si buttò nella lettura di Platone e prima ancora di finire il liceo ne aveva letto tutti i Dialoghi.
All'Università tuttavia si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza e intraprese gli studi giuridici. Contemporaneamente però coltivava i suoi studi filosofici. Si laureò infatti in Filosofia del Diritto col professor Gioele Solari nel luglio del 1939. La sua tesi di laurea si divide in due parti, la prima sull'interiorità dionisiaca e l'espressione apollinea in Grecia, la seconda sulla formazione giovanile di Platone. Questa seconda parte venne pubblicata quello stesso anno sulla «Nuova Rivista Storica» sotto forma di articolo dal titolo Lo sviluppo del pensiero politico di Platone.
Giorgio Colli, alto, elegante nella figura, aveva un fare riservato tra il timido e lo scostante e uno sguardo assorto, ma i suoi occhi dietro le lenti erano intensi e indagatori.
Enthousiázon lélethe toùs polloús è il moto della sua tesi di laurea e il significato di questo motto è emblematico di tutta la sua vita. Originale, dotato di una volontà eccezionale, di fede incrollabile in se stesso, di grande dignità e coraggio, di smisurato amore per la vita, con un cuore e una mente giovani fino all'ultimo giorno, fu capito, in parte, soltanto in questi ultimi anni. La sua posizione è stata quella di un isolato nel panorama culturale italiano, tuttavia non fu mai solo. Egli credeva nell'amicizia che concepiva come la φιλια greca del παντα κοινα e seppe radunare intorno a sé, fin dalla giovinezza, amici veri con i quali divise la sua vita di uomo e di studioso.
Nei 1942 vinse il concorso di storia e filosofia per i licei e da Torino si trasferì a Lucca. Antifascista convinto, nel 1944 fu costretto a espatriare in Svizzera per sfuggire alle leggi fasciste. Tornò a Lucca alla fine della guerra e vi rimase fino al 1949. Negli ultimi anni lucchesi scrisse e pubblicò il suo primo libro dal titolo eracliteo ΦΥΣΙΣ ΚΡΥΠΤΕΣΘΑΙ ΦΙΛΕΙ, in cui riprendeva e sviluppava i temi della sua tesi di laurea. Conseguita la libera docenza lasciò il liceo e iniziò come professore incaricato - incarico che conservò fino alla morte - a tenere le sue lezioni di Storia della Filosofia Antica all'Università di Pisa. In quel periodo ebbe anche i primi contatti con l'editore Einaudi, per cui nel 1950 cominciò a tradurre l'Organon di Aristotele, che uscì per la prima volta in italiano nel 1955. Seguì poco dopo, sempre per Einaudi, la traduzione della Critica della ragion pura di Kant. Continuò poi per qualche tempo a dedicarsi a studi rigorosamente logici e razionali in vista di un'opera più vasta, che tuttavia non realizzò. Improvvisamente infatti, lasciata da parte la filosofia teoretica, seguendo una certa alternanza che caratterizzava la sua vita spirituale, sentì vivissimo il bisogno di un impegno per un programma pratico. Si rivolse allora all'editore Boringhieri per cui diresse l'Enciclopedia degli autori classici, una collana di circa un centinaio di volumi che sottolinea tappe importanti della cultura universale.
Verso la fine degli anni cinquanta un antico progetto giovanile che gli stava molto a cuore, quello cioè di ripresentare nella versione italiana le opere edite di Federico Nietzsche, lo riportò alla filosofia. Sottoscrisse un primo contratto con l'editore Einaudi, ma 'la sua volontà di fare non si fermò lì. Con Mazzino Montinari - suo allievo ed amico fin dai primi anni del Liceo di Lucca - il quale, proprio allora, dopo un periodo prolungato di assenza, era tornato ad abitare in Toscana, incominciò a coltivare l'idea di pubblicare tutti gli scritti di Nietzsche, editi e inediti. L'avventura nietzscheana aveva inizio. Infatti, se parte degli scritti di Nietzsche, quelli stampati da lui o lasciati pronti per la stampa durante la sua vita cosciente erano affldabili, gli altri, ciò che Nietzsche aveva lasciato di inedito nelle sue carte o ciò che era stato pubblicato in modo arbitrario, costituiva il vero problema. Proprio in quello stesso periodo divampava in Germania, suscitata da Schlechta, una polemica su La volontà di potenza, opera tratta appunto arbitrariamente dalle carte postume di Nietzsche, che Schlechta aveva cercato di ricomporre e di presentare in modo più attendibile. Colli e Montinari decisero che per il lavoro che volevano intraprendere era necessario arrivare in modo sicuro e definitivo ad una assoluta chiarezza. L'unica soluzione era quella di vedere i manoscritti di Nietzsche che erano e sono tuttora conservati nella Repubblica Democratica Tedesca, a Weimar, nell'Archivio Göethe-Schiller. Montinari andò a Weimar in avanscoperta per una prima indagine e là fu accolto con grande favore. Il risultato di questa indagine fu chiaro: i manoscritti c'erano e si potevano consultare, studiare e anche fotografare. Una fortuna insperata! Il progetto dell'edizione completa delle Opere di Nietzsche prese corpo. Per farla in modo rigorosamente fedele, però, bisognava ricostruire i testi sulla base dei manoscritti, fare cioè un'edi-zione critica tedesca. Era un lavoro inaudito, ed era una cosa per lo meno insolita che due studiosi italiani osassero intraprendere uno studio di questo genere in lingua tedesca con tutte le difficoltà che esso comportava. Ma le difficoltà non spaventarono mai Giorgio Colli, il quale con una chiara volontà e con coraggio decise che l'edizione si «doveva» fare. Si trattava però di trovare un editore che accettasse una simile impostazione del lavoro - possibilmente un editore tedesco - e Colli e Montinari consultarono vari editori tedeschi, i quali si mostrarono interessati, ma perplessi e per il momento non disponibili. Si era nel 1961-62 e fu allora che in Italia, ritiratosi Einaudi, si fece avanti Luciano Foà, il direttore della casa editrice Adelphi, appena costituita, il quale accettò insieme all'editore Gallimard di Parigi di finanziare l'impresa. Solo più tardi, quando già erano usciti i primi volumi in italiano e in francese, l'editore De Gruyter di Berlino decise di partecipare all'edizione. Si aggiungerà poi ancora nel 1967 un editore giapponese.
Giorgio Colli intanto aveva radunato una équipe di germanisti con cui egli stesso e Mazzino Montinari, a varie riprese e per lunghi periodi, andarono a Weimar per leggere e decifrare i manoscritti. Montinari poi si stabilì addirittura là e di là spediva in Italia le fotografie dei manoscritti perché il lavoro potesse proseguire anche qui.
Sono passati degli anni. Questo ritorno ai testi originali sui manoscritti ha dato risultati che ormai sono noti a tutti gli studiosi di Nietzsche. La fine dell'impresa a cui in un secondo tempo si sono aggiunte anche Le lettere, con la morte di Colli resta affidata ora per intero a Montinari e se, senza la volontà di Giorgio Colli, questa edizione non avrebbe avuto inizio, ora, senza il lavoro solitario di Mazzino Montinari, non avrebbe fine.
Ancora qualche parola su Giorgio Colli.
Egli, seguendo le costanti che sviluppandosi si alternavano nella sua vita e vedendo realizzarsi il suo grandioso progetto su Nietzsche - vero tributo di amore al grande filosofo tedesco - decise di scrivere finalmente i suoi libri. Il primo - «il libro della mia vita», come era solito dire - un saggio teoretico dal titolo Filosofia dell'espressione, fu pubblicato da Adelphi nel 1969. Sempre da Adelphi uscirono Dopo Nietzsche nel 1974 e La nascita della filosofia nel 1975.
Staccandosi lentamente dalla ragione Colli arrivò alla vera conoscenza mistica nel suo ultimo lavoro dal titolo La Sapienza Greca, una raccolta di testi critici sugli antichi Sapienti, dai miti di Orfeo fino ai primi filosofi. Il lavoro progettava un'opera in undici volumi e questa volta Colli lo aveva voluto affrontare da solo. Due volumi sono stati pubblicati a meno di due anni di distanza l'uno dall'altro e Colli stava ultimando la preparazione del terzo, quello su Eraclito. Ma la morte lo colse. Arrivò fulminea e per un disegno del destino fermò la su mano su questo frammento, quasi una testimonianza del suo modo di essere:
«Chi non spera l'insperabile non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca, e a esso non porta nessuna strada».
S. Domenico di Fiesole (Firenze). ANNA MARIA COLLI
"Saggi su Nietzsche", a cura di G. Penzo, La Morcelliana, 1980.