Leggere i filosofi
Giorgio Colli
Presentazione della collana dei "Classici della filosofia" per Einaudi in occasione della pubblicazione del primo volume l'Organon di Aristotele (Bollettino editoriale Einaudi, 1955).
Una nuova collana Einaudi, i «Classici della filosofia», si apre con l'«Organon» di Aristotele e presenterà in edizioni annotate testi fondamentali e spesso inediti in Italia.
Molti sentono confusamente un'attrattiva per la filosofia. Ciascuno anzi, secondo il modo di esprimersi popolare, è a suo modo filosofo. Tuttavia, quando si consideri seriamente lo stimolo, è necessario un aiuto. Il concetto di fllosofia, è vero, rimane tuttora nebuloso, e si possono percorrere molte strade, che con una certa indulgenza possono anche chiamarsi tutte quante filosofiche. Ma fare da sé, in questo campo, è impossibile, o almeno, nessuno sinora ci è riuscito. Bisogna dunque rivolgersi al passato, e vedere che cosa è stato fatto.
Aiutare a trovare questo aiuto è compito assai delicato. Sbagliare è facilissimo, e quando si sbaglia lo stimolo a filosofare risulta avvelenato. Non basta presentare gli ultimi prodotti della filosofia contemporanea, sia perché non è ancora stato dimostrato che quanto viene dopo risulti superiore a quanto è venuto prima, sia perché non si può comprendere ciò che viene dopo senza aver compreso ciò su cui si fonda. E' allora necessario cominciare dai « classici », da quei capo saldi che emergono, nel corso dei secoli, per la loro forza propulsiva. Ma come procedere nella scelta, anzi nella determinazione stessa, di questi classici? Una direzione precisa farebbe cadere nell'unilateralità, e con ciò verrebbe meno l'assunto iniziale. Per avviare alIa filosofia, non ci si può servire di una tendenza filosofica già determinata nel contenuto. Non rimarrà quindi altro che spaziare in un campo apertissimo, cercando unicamente di offrire un nutrimento degno a chi voglia formarsi filosoficamente, senza suggerirgli più o meno copertamente una valutazione preconcetta, e mettendolo in grado di giungere a un giudizio autonomo.
Il criterio della scelta si limiterà allora ad una ricerca di opere e di autori, che si stacchino per rilevanza storica, o comunque abbiano agitato in modo possentemente originale problemi sempre vivi.
Un altro pericolo, per chi voglia accostarsi alla filosofla del passato con concretezza, è costituito dalle difficoltà tecniche di questo studio. Varietà di lingue, complessi problemi filologici, terminologie astruse, presenza negli scritti filosofici di elementi tratti dalle scienze particolari, rischiano di far perdere di vista, anche ai più volonterosi, il vero scopo, sommergendoli in problemi semplicemeute strumentali. Un aiuto sostanziale può venire soltanto da traduzioni rigorose e chiarificatrici, e da commentarii critici. Il compito è molto arduo: parecchie cose buone sono già state fatte in Italia, ma rispetto ad altri paesi si è appena agli inizi.
La nostra raccolta si propone, nei limiti del possibile e con tutta la modestia che è doverosa di fronte ad un'impresa così grave, di soddisfare alle suddette esigenze. Opere capitali della storia della filosofia non sono state ancora tradotte in Italia; altre non sono state tradotte con sufficiente rigore; certe tendenze di notevole portata storica sono state trascurate; opere importanti di grandi pensatori sono ancora sconosciute. Quello che ci si propone, è di offrire traduzioni di cui il lettore possa fidarsi, e da cui possa trarre giovamento anche chi è in grado di leggere l'originale. In taluni casi, verrà altresì pubblicato criticamente il testo originale. Un'introduzione tratterà brevemente i problemi di critica testuale, e riferirà sulle interpretazioni e traduzioni precedenti. Alle note verrà invece affidata la discussione delle difficoltà filologiche e filosofiche: esse non indulgeranno a interpretazioni speculative, e più che formulare giudizi sulle dottrine in questione, si sforzeranno di far comprendere quanto intende dire l'autore.
L'Organon di Aristotele dà inizio a questa raccolta, e non a caso. Difatti, è ora possibile illustrare con grande rilievo quanto si è detto sopra. L'Organon è stato tradotto un gran numero di volte, da quindici secoli in qua, in molte lingue, ma non ha avuto sinora una versione italiana. Eppure Aristotele è probabilmente il filosofo di cui si è parlato e scritto di più, nel corso dei secoli, così come l'Organon è tra le sue opere quella di cui, almeno nell'antichità, si è parlato e si è scritto di più. Ciò del resto è noto, come è noto che sino al XVIII secolo la logica come edificio dottrinale, si riduce pressoché alla logica aristotelica, più o meno cristallizzata. In altre parole, si tratta di una merce che non ha bisogno di essere decantata. Oggi però, in Italia, ben pochi possono dire di conoscere direttamente l'Organon: il testo originale è quasi inavvicinabile, le traduzioni sono difficili a rintracciare, molto spesso oscure, e poche sono quelle condotte criticamente.
Ma l'interesse connesso alla pubblicazione dell'Organon non si esaurisce in una grandiosa riesumazione. Nonostante un certo disinteresse del secolo scorso per la logica aristotelica, considerata un pò come simbolo irrigidito e superato di secoli tenebrosi, l'indagine storica è venuta via via separando l'autentica e originaria logica di Aristoteie dalla sua posteriore cristallizzazione, con cui ancor oggi è spesso confusa. Questa indagine storica, parallela agli studi recenti sullo sviluppo del pensiero aristotelico, è tutt'altro che compiuta, ed ha semplicemente aperto la strada verso la riscoperta del vero Aristotele. Per il momento, dunque, siamo per così dire ritornati ad una fase iniziale di ricerca, in cui non è ancora lecito formulare dei giudizi favorevoli o ostili alla logica aristotelica, poichè non si sa precisamente di che cosa si tratta. Siamo ancora nella fase della semplice esegesi, fase apertissima ed affascinante, poiché un testo che si presumeva ammuffito e senza vita sembra invece riserbarci delle novità fresche e gravide di sviluppi speculativi, degli enigmi da dipanare.
Un terzo motivo di interesse si collega agli accenni di rivalutazione della logica anstotelica, da parte di certe tendenze del pensiero contemporaneo. La logica matematica, che ai suoi inizi si mostrò ostile, o almeno indifferente, nei confronti di Aristotele, dà ora i primi segni di resipiscenza, e si è posta, come Lukasiewicz, a studiare attentamente il testo aristotelico. Pur con certe riserve, Lukasiewicz giunge ad asserire la validità della sillogistica di Atistotele. C'è da pensare che questa tendenza si accentui, e che questa attenzione si estenda all'intero edificio logico di Aristotele, se parallelamente continueranno le indagini storiche ed esegetiche. In tal caso l'epistemologia non potrà rimanere indifferente ai problemi speculativi che le si apriranno dinnanzi. La dottrina della modalità in tutti i suoi molteplici aspetti (la questione, ad esempio, di determinare a quali condizioni si può dedurre una proposizione necessaria), la complessa dottrina aristotelica dei principii logici ecc. non possono lasciare indifferente l'odierna teoria della scienza. Ci auguriamo quindi che una diffusione, in Italia, di una conoscenza critica e ad un tempo storica della logica aristotelica possa giovare secondo i punti di vista indicati.
Giorgio Colli
Archivio Giorgio Colli, Firenze