Lettera di Leone Ginzburg a Giorgio Colli, 13 agosto 1939
Leone Ginzburg
Questa lettera testimonia il primo contatto, indiretto, con la casa editrice Einaudi ma è anche la prima recensione scritta sul lavoro di tesi del giovane Colli, Politicità ellenica e Platone (1939). Colli incomincerà la sua collaborazione ventennale con la casa Einaudi, Ginzburg ancora vivo, nel 1943 su invito di Felice Balbo.
La prima conoscenza con Ginzburg risale agli anni del liceo D'Azeglio. I registri del liceo documentano che Ginzburg insegnò nella classe di Giorgio Colli, Carlo Casalegno e Giorgio Vaccarino dal 4 aprile al 21 maggio 1933 (I liceo).
Lanzo Torinese, 13 agosto 1939
casa Togliatti, fraz. S. Sebastiano
Caro Colli, ho letto con vivo interesse il suo lavoro sui presocratici e sulla formazione giovanile di Platone, e così anche la prima puntata del suo articolo sulla politica platonica apparso nella "Nuova Rivista storica": sicché ho imparato a conoscerla abbastanza bene. Il giudizio ch'ella mi aveva gentilmente chiesto sulla sua tesi immagino fosse più che altro un'opinione sulla possibilità di pubblicarlo, presso l'editore Einaudi o altrove. Le dirò subito, francamente, che la sua interpretazione della filosofia greca prima di Socrate non mi sembra essere abbastanza delineata per poter affrontare il pubblico degli specialisti e delle persone colte. All'interpretazione corrente di quei filosofi, che se non altro caratterizza l'apporto di ognuno (o quello che si crede l'apporto di ognuno) alla formazione della cultura greca, ella contrappone una serie di personalità indifferenziate, di cui esamina solo un tratto comune, quello che ella ritiene essere il loro atteggiamento mistico. È forse un punto di partenza, che ragioni polemiche possono spiegare, ma non è ancora una caratterizzazione dei singoli filosofi né di quel periodo di civiltà. E si che ella sostiene di voler giungere alle sue nuove conclusioni dopo un esame storico rigoroso... mi pare invece che il suo lavoro si riallacci a tradizioni di cultura assai diverse del nostro storicismo, per esempio a certe correnti tedesche degli ultimi anni, in cui l'esaltazione del "pensiero" nietzschiano è stata il preludio di atteggiamenti mentali prettamente antistoricistici. Del resto, non basta l'uso, sia pure abile, di termini astratti - come "greco", "dionisiaco", "apollineo" - a chiarire meglio il processo di pensiero da lei intuito. Né, in linea filologica, può essere sufficiente spiegare un'interpretazione congetturale con l'altra, come le accade spesso di fare; o valersi di conferme psicologiche, che altro non sono i suoi richiami a Boehme, a Bruno o alla mistica indiana. E non le nascondo che c'è una certa somiglianza fra il suo metodo e quello di coloro che ci hanno narrato e straordinarie vicende dei "fedeli d'amore"... Ciò non toglie che l'ingegno e l'acume non siano profusi a piene mani in quelle pagine. Non so se le riuscirà mai di dare miglior fondamento a quella che, ripeto, per ora mi sembra soltanto una sua intuizione; ma certo questo sforzo dialettico non sarà stato compiuto invano per lei e per il suo sviluppo spirituale. Spero che un giorno o l'altro ci vedremo; e potremo eventualmente proseguire a voce la discussione. Intanto le voglio dire che il suo manoscritto sarà a sua disposizione, dopo il ferragosto, presso la casa editrice, dove lei già è stato.
Molti cordiali saluti e auguri,
Leone Ginzburg 1
- 1. Ringraziamo la famiglia Ginzburg per aver concesso la pubblicazione della lettera, il Prof. Giorgio Brandone per le ricerche nei registri del liceo D'Azeglio e il Dott. Giovanni Colucci per averle richieste. Contrariamente a quanto si è ritenuto in diversi saggi biografici è stato anche appurato che Colli non ebbe tra i suoi insegnanti Cesare Pavese.
Archivio Giorgio Colli, Firenze.